Dov’è finita la nostra libertà?

Il giovane imbianchino Ayman al-Sayed

Il giovane imbianchino Ayman al-Sayed

Dopo aver bastonato tre giovani che indossavano pantaloni a vita bassa, aver approvato una legge che costringe bambini e bambine, dai nove anni in su, a frequentare classi separate e aver impedito alle donne di partecipare ad una maratona sol perché, secondo Hamas (Movimento Islamico di Resistenza), si infrange la degenza islamica ora viene anche proibito di andare in giro o presentarsi al lavoro con la classica cresta alla Ronaldo, con code di cavallo o con capelli lunghi. A Gaza chi viene trovato dalla polizia con queste acconciature viene caricato  contro il suo volere su una macchina, minacciato, malmenato e rasato completamente a zero; come raccontato da un’imbianchino diciannovenne Ayman al-Sayed, che dichiara: “Mi hanno prelevato e infilato in una camionetta assieme ad altri dieci ragazzi, sulla jeep ci hanno minacciato” e ci hanno detto: “Dovete rispettare la nostra tradizione , Gaza è islamica“. Se rispettare una religione significa sentirsi costretti a comportarsi in un determinato modo perché c’è lo è imposto, essere privati della nostra libertà espressiva e di pensiero e dover sottostare a principi, che non stanno ne in cielo ne in terra, l’opporsi è necessario anzi è dovuto. Dovuto per avere un mondo miglior, dovuto per far si che questi principi e queste restrizioni siano abolite, dovuto perché lo dobbiamo alle prossime generazioni, dovuto perché la libertà di pensiero è forse, anzi è sicuramente, un diritto indubbio e innegabile.